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ABITANTI

Matera

La ricostruzione delle vicende relative alle origini cristiane e all’istituzione di una diocesi in area materana costituisce ancora oggi un problema storiografico di difficile soluzione. Alla quasi totale assenza di fonti primarie si è affiancata una secolare produzione storiografica condotta con metodi tutt’altro che scientifici, priva di riscontri e avvolta dalla leggenda.  

Le prime testimonianze certe sulla presenza cristiana a Matera risalgono al VII-VIII sec. ma i riferimenti ad una sede vescovile non sono anteriori al 1471. È certo che la città rientrò tra i centri abitati soggetti all’autorità dell’Arcivescovo di Acerenza che, a partire dal 1203, Matera ebbe semplicemente il privilegio di ospitare.

Fu proprio quest’ultima circostanza ad offrire al clero materano, desideroso di una propria autonomia, il pretesto per contrapporsi ad Acerenza e per avviare una serie di cause legali che cessarono soltanto il 2 luglio 1954 con la bolla di erezione di due distinte arcidiocesi da parte di papa Pio XII.

Durante il periodo longobardo Matera esercitò un ruolo non marginale dettato dalla sua posizione di confine tra la zona d’influenza longobarda e quella bizantina ma solo con l’avvento dei Normanni l’abitato assunse i caratteri propri di una città con il conseguente sviluppo di edifici di grande rilevanza architettonica come il castello, le mura, gli edifici di rappresentanza, le residenze nobiliari, i monasteri più importanti. Tutto ciò senza mai accantonare la dimensione rupestre, la vita in grotta e soprattutto l’esteso patrimonio costituito dalle tante chiese rupestri della città e dell’agro.

A questo stesso periodo risale la fondazione delle abbazie benedettine di Sant’Eustachio, delle SS. Lucia e Agata, di Santa Maria de Armeniis, di Santa Maria di Picciano e del monastero sul colle Timmari (poi noto come San Salvatore).

Nel periodo svevo-angioino il clero secolare e gli ordini monastici, dopo aver consolidato la propria situazione patrimoniale, inaugurarono in vari punti della città e del territorio diversi cantieri tra cui la chiesa e il convento di San Francesco d’Assisi (Francescani Conventuali), la chiesa ed il monastero delle Penitenti di Santa Maria di Accon dedicata a Santa Maria la Nova (San Giovanni Battista dal 1695), la chiesa ancora anonima e dedicata a San Domenico nel XV sec. dopo l’arrivo dei Domenicani, la chiesa di Santa Maria della Valle detta “La Vaglia” e soprattutto la Chiesa Madre-Cattedrale i cui lavori furono portati a termine nel 1270.

Nella prima metà del Cinquecento, la creazione di una nuova piazza in alternativa a quella del Duomo rivoluzionò l’intero sistema urbano. La piazza «Maggiore» o del «Sedile» divenne il nuovo centro politico-amministrativo della città segnato da una spiccata vocazione commerciale.

Al XVI sec. risalgono la cappella di Santa Maria di Costantinopoli, il convento dei Frati Cappuccini con l’annessa chiesa di Santa Maria Assunta (1560-1563), il Santuario di Santa Maria della Palomba (1580-1585), il convento agostiniano di Santa Maria delle Grazie (1592), noto come Sant’Agostino, edificato in adiacenza all’antica chiesa rupestre di San Giuliano o di Santa Maria delle Grazie, e il Conservatorio di Santa Maria della Pietà o di San Giuseppe (1594).

Tra XVII e XVIII secolo si determinò un radicale mutamento nel tessuto sociale della città. Accanto alla classe nobiliare ed ecclesiastica emerse una nuova classe sociale, costituita dai grandi affittuari delle terre del

clero e della nobiltà («massari») e detentrice quasi esclusiva della gestione del lavoro delle classi subalterne. Il distacco di Matera dalla Terra d’Otranto, la sua elevazione a “capitale” della Provincia di Basilicata (1663) e l’insediamento stabile della Regia Udienza Provinciale determinarono il concorso di funzionari e professionisti dalle città e dalle «terre» vicine e la nascita di un nuovo ceto borghese che affiancherà la «nobiltà d’origine» nella gestione del potere economico-amministrativo.

In questo periodo si realizzarono numerosi ed imponenti edifici sacri: la chiesa di Santa Maria del Carmine e il convento dei Carmelitani Scalzi (1608), soppresso e quindi divenuto Seminario (1672); le chiese di San Biagio (1642), di Sant’Eligio (1670) e di Santa Maria di Picciano (detta Piccianello) (1690); la chiesa di Santa Chiara e Santa Maria Maddalena, già del Purgatorio (1703 ca.) con l’annesso monastero delle Cappuccinelle; la chiesa confraternale del Purgatorio nuovo (1747); il monastero domenicano femminile dell’Annunziata (1748); la chiesa confraternale di San Francesco da Paola (1774); la cappella privata di Santa Maria della Croce detta “la Scordata” (1779); la nuova chiesa delle monache benedettine di Santa Lucia alla Fontana (1797).

Subirono notevoli interventi di ristrutturazione ed ammodernamento la chiesa e il convento di San Francesco d’Assisi, la chiesa ed il convento di San Rocco (Padri Riformati di San Francesco), le chiese parrocchiali di San Pietro Caveoso e San Pietro Barisano, il Municipio (1759), il Conservatorio delle Vergini di San Giuseppe (1734), la chiesa ed il convento di Sant’Agostino (1747), la chiesa e il convento dei Cappuccini (1741), la chiesa e il convento di San Domenico (1774). La stessa Cattedrale venne quasi completamente modificata nel suo apparato decorativo interno.

Il XIX sec. fu caratterizzato dal confronto-scontro tra le forze sociali contrapposte per la conquista dell’egemonia politica. La liquidazione dei demani feudali e lo scorporo dei beni ecclesiastici imposti dalle leggi murattiane colpirono profondamente il clero e la nobiltà ed avvantaggiarono la classe borghese che ormai forte della propria posizione patrimoniale, giunse ad egemonizzare quasi completamente l’amministrazione civica.

Lo scontro si risolverà definitivamente dopo l’Unità d’Italia in favore della borghesia ulteriormente rafforzata dall’incameramento dei latifondi feudali ed ecclesiastici e dalla marginalizzazione della classe agricolo-bracciantile.

Con la legge De Gasperi-Colombo del 17 maggio 1952 e la successiva realizzazione dei borghi e dei quartieri dello «sfollamento Sassi» furono realizzate diverse chiese parrocchiali: San Vincenzo de Paoli al Borgo La Martella (prog. arch. Ludovico Quaroni, 1951-1953); Cristo Re (prog. arch. Salvatore Masciandaro, 1956-1958); Maria Santissima Annunziata (prog. arch. Salvatore Masciandaro, 1957); San Giovanni da Matera al Borgo Venusio (prog. arch. Luigi Piccinato, 1961-1962); San Pio X (prog. ing. Angelo Olivieri, 1963-1965); Santa Maria Addolorata (prog. arch. Salvatore Masciandaro, 1963); San Paolo Apostolo (prog. arch. Salvatore Masciandaro, 1967-1972).

Patroni della città sono: Maria SS. della Bruna, la cui festa si celebra il 2 luglio e S. Eustachio, la cui festa ricorre il 20 settembre.

Matera è Vicaria pastorale ed ha ben 21 chiese parrocchiali.