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“Donna, ecco tuo figlio (Gv, 19, 26)

… Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv, 2, 5)

Dal mistero dell’Eucaristia ai ministeri della Chiesa»

Carissimi ragazzi, giovani, adulti, anziani, ammalati,

anche quest’anno ci apprestiamo a celebrare la festa della Madonna della Bruna, con spirito rinnovato e in ascolto di tutti, proprio perché è la festa di tutti in quanto fratelli e sorelle che si lasciano guardare e guidare dalla loro Mamma. 

Ritrovarci è l’occasione che ci permette di ascoltarci superando la superficialità di rapporti convenzionali, rafforzando vincoli di amicizia, scambiandoci idee che possono diventare progetti di vita, condividendo gioie e dolori.

Ritrovarci attorno alla Mamma comune, la nostra Bruna, significa guardarla, scrutare il suo volto, ripensare la sua vita e, soprattutto nel giorno più triste e duro della sua vita, vederla silente ai piedi della Croce del Figlio Gesù, risentendo le parole a lei consegnate: “Donna, ecco tuo figlio” (Gv 19,26). Quel figlio, l’apostolo Giovanni, rappresenta ognuno di noi. E noi da Gesù, morente sulla croce, oggi siamo consegnati a Maria.

Dal dolore nasce la vita. Ogni vita che viene al mondo è sempre frutto del dolore, del pianto, del sangue versato. È quanto avvenuto il giorno in cui la mamma di ognuno di noi ci ha partorito. Che travaglio! Che sofferenza! Quanto sudore, fino a sentire il nostro grido che metteva fine a quel soffrire.

E noi, fin da piccoli, cresciuti sotto l’attento sguardo delle nostre mamme, abbiamo imparato a riconoscere la sua voce, il suo volto, ad amarla sempre di più, fidandoci ciecamente e trovando sempre rifugio tra le sue braccia. Abbiamo anche imparato ad ascoltarla e ubbidire. Senza questo binomio non c’è crescita, non c’è maturità. Si rischia di rimanere sempre bambini capricciosi.

La Madonna ai discepoli di Gesù, durante le nozze di Cana, dice: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5). Oggi a noi ricorda la stessa cosa: fare quanto ci dice il Figlio Gesù. Alle nozze di Cana di Galilea, durante la festa di nozze, era finito il vino, cioè l’amore. C’era ormai solo acqua. Oggi viviamo la stessa esperienza: stiamo soffrendo a causa della mancanza di amore che non circola tra i popoli (da qui le guerre ingiuste e ingiustificabili), delle ingiustizie prevaricatrici che continuano a far sentire la diversità tra il Nord dell’umanità che schiaccia e respinge il Sud. Figli della stessa terra, bellezza nella diversità di culture, colore, tradizioni, ma con tanti distinguo e categorie di persone considerate numeri. Riprendo una delle frasi di Papa Francesco che sintetizza quanto detto: “Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male” [1].

Celebrare la festa della Madonna della Bruna significa “tornare al gusto del pane” che è l’Eucaristia, il cibo della vita eterna, Gesù Cristo che Maria continua a indicarci come colui che bisogna ascoltare, che parla anche attraverso coloro che ci stanno vicino e che realmente vogliono il nostro bene.

È Gesù, per tutti, la Via, la Verità e la Vita. Infatti possiamo notare come tutto il brano delle nozze di Cana è focalizzato su Gesù, nel senso che ogni cosa ruota intorno a lui: entra in dialogo con la madre (vv. 3-5), coi servitori (vv. 7-8), col maestro di tavola (vv. 9-10). Anche i diversi personaggi vengono presentati tenendo presente la relazione con Lui: la madre di Gesù (vv. 1. 3. 5), i suoi discepoli (vv. 2. 11). Le stesse parole di Maria, in quanto madre, indirizzano lo sguardo dei servi verso di Lui: «Qualunque cosa vi dica, fatela» (v. 5).

Certi che tutti, attraverso la Madonna della Bruna, volgeremo lo sguardo verso Gesù e ascolteremo la sua voce, vi abbraccio e benedico ognuno di voi: bambini, ragazzi, giovani, anziani, sofferenti.

Santa festa della Bruna.

 

Don Pino, Arcivescovo

 

[1] FRANCESCO, Lettera Enciclica Fratelli Tutti, 3 ottobre 2020, n. 261.

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