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24 dicembre – A servizio della Speranza

Dal Libro dell’Apocalisse di San Giovanni Apostolo (22, 16-17.20)

16Io, Gesù, ho mandato il mio angelo per testimoniare a voi queste cose riguardo alle Chiese. Io sono la radice e la stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino”. 17Lo Spirito e la sposa dicono: “Vieni!”. E chi ascolta, ripeta: “Vieni!”. Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita. 20Colui che attesta queste cose dice: “Sì, vengo presto!”. Amen. Vieni, Signore Gesù.

L’autore del Libro dell’Apocalisse, che significa rivelazione, dopo un lungo viaggio nelle tempeste catastrofiche della storia, ove imperversa la Grande Bestia, la Prostituta e domina la Babilonia imperiale, guida verso la vetta sulla quale appare Gerusalemme luminosa, la Sposa dell’Agnello Cristo, la città della pace e della speranza. La pagina finale dell’opera è un dialogo che coinvolge lo Spirito di Dio e la Chiesa con i suoi fedeli, è un coro di voci che si armonizzano per invocare insieme la venuta piena e definitiva di Cristo. Tutto ruota attorno al verbo “venire”, verbo dell’attesa ma anche della speranza. A tutti sarà offerta «l’acqua che zampilla per la vita eterna», come aveva promesso Gesù alla donna samaritana in quel giorno assolato al pozzo di Giacobbe nel villaggio di Sicar (Gv 4,14). Si inaugura, dunque, la comunione con Dio nell’eternità. È questa la grande tensione spirituale che anima la comunità dei credenti personificata nella Sposa, e il dialogo finale dell’Apocalisse ne sarà l’epilogo: «Chi attesta queste cose dice: Sì, verrò presto! – Amen! Vieni, Signore Gesù!» (22,20). A questa costante, appassionata invocazione alla “venuta” di Cristo perché porti a pienezza la storia della salvezza, si affianca l’antica giaculatoria aramaica delle prime comunità cristiane, citata da san Paolo nel saluto finale della Prima Lettera ai Corinzi: Maranatha’ (16,22). Ed è proprio la speranza che regge l’attesa della venuta ultima e piena di Cristo a suggello dell’essere e della storia.

Signore Gesù, Tu che eri da sempre e sei per sempre il nostro Dio, vieni a visitarci e donaci la pace perché tra le vicende tristi e gioiose della vita i nostri cuori tendano alla vetta del cammino spirituale dove godere la piena comunione con Dio. Ascolta la supplica di chi ti invoca per chiedere il dono di una fede più grande nella prova, la luce della speranza nelle tenebre della tentazione, la grazia della carità nelle relazioni fraterne. Tu che sei venuto nella carne per farti carico della nostra debolezza e liberarci dalla schiavitù del peccato, aiutaci a cogliere il tempo favorevole della riconciliazione con Dio e insegnaci l’arte del perdono per essere buoni cittadini della Gerusalemme celeste.