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Novena dell’ImmacolataAdoriamo l’Eucaristia con gli occhi di Maria5 dicembre

Maria, Serva della Parola e Madre della Gioia

Dal Vangelo secondo Giovanni (2, 1-11)

Il terzo giorno vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».

Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».

Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

I vangeli ci dicono che il Mistero Pasquale inizia a realizzarsi ben prima dell’agonia di Gesù nel Getsemani, infatti, nel vangelo di Giovanni è tracciato un percorso nel quale Egli compie dei segni che rimandano tutti l’Ora della Croce. Ciascuno di questi segni rivela la Gloria di Dio, ovvero il suo grande amore per l’uomo che giunge fino a dare suo figlio per noi affinché chiunque crede in Lui partecipi della sua stessa Vita eterna. Maria è il prototipo del credente perché lei per prima ha seguito Gesù sulla via della Croce e della Gloria. Ella ha «progredito» nella fede (LG 58). Conformandosi a Cristo e unendosi a Lui nel sacrificio della Croce è diventata la creatura umana nella quale più si riverbera la bellezza della gloria divina. La grandezza spirituale di una creatura davanti a Dio, in questa vita si misura in ciò che Dio le chiede, piuttosto che in quello che le dà. Se è vero che l’amore del Padre tocca il suo vertice nel dono che dà di suo Figlio all’umanità, è altrettanto vero che il cammino della fede di Maria raggiunge il suo apice sul Golgota quando anche lei offre suo figlio e in lei, sé medesima. In questo atto di amore estremo e altissimo si rivela la compassione che è il tratto distintivo della identità del Dio di Gesù Cristo, di Maria e del cristiano. La compassione è la partecipazione piena alla condizione dell’umana sofferenza. La madre di Gesù alle nozze di Cana si accorge della mancanza di vino, segno della gioia. L’immagine nuziale è la parabola che parla della nostra vita fatta di relazioni affettive. Dopo una fase iniziale di entusiasmo, l’amore sponsale è messo alla prova dalle infermità e le tentazioni che fanno emergere le nostre mancanze e debolezze. Maria, non fa una critica allo sposo, né biasima la cattiva organizzazione, ma segnala questa povertà a Gesù, mossa dalla compassione. L’evangelista Giovanni non chiama Maria con il suo nome ma sottolinea due volte che ella è la madre di Gesù. In quanto tale la madre si rivolge a suo figlio, che è anche Figlio di Dio. La sua risposta: «che vuoi da me, Donna?» suona certamente come duro e mortificante. Letteralmente Gesù dice alla madre: «Che c’è tra me e te?» che tradotto potrebbe anche significare: «Cosa ci accomuna?». Alla luce dell’Ora comprendiamo che quella domanda è un invito che Gesù rivolge a Maria di spogliarsi delle sue prerogative e diritti di madre del Messia per apparire dinanzi agli altri una donna come tutte le altre. La parola di Gesù ha un effetto purificante, ovvero crea le condizioni necessarie affinché la Parola di Dio possa portare in noi frutti di giustizia. Non si può veramente amare qualcuno senza svuotare sé stessi e fare spazio all’altro per accoglierlo così come è. Maria si lascia purificare dalla Parola e il suo invito ai servi diventa indicazione ai servi perché con la loro obbedienza possano partecipare attivamente alla Pasqua ed essere dispensatori della gioia che viene dal cuore di Dio.

Maria, donna che umilmente hai progredito nella fede e che hai sperimentato l’umiliazione, facendoti compagna di tutti quelli che hanno il cuore vuoto di gioia, aiutaci ad essere docili e obbedienti alla Parola di Gesù fidandoci del suo invito a seguirlo sulla via della Croce, affinché il nostro servizio non si riduca a sterile prestazione rituale ma sia opera mediante la quale ognuno possa gustare la gioia dell’amore. Rendici servi della Parola per dispensare nel mondo il vino della speranza.