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Novena di NataleDalla mangiatoia di Betlemme ai cenacoli domestici18 dicembre

Dal Vangelo secondo Matteo (15, 21-28)

Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna -, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

La reticenza di Gesù davanti alla supplica della donna cananea lascia perplessi persino i suoi discepoli. Gli suggeriscono di esaudire la sua pressante richiesta in modo da liberarsene giacché la sua insistenza iniziava a risultare fastidiosa. Ma invece di prestare attenzione al suo grido d’aiuto Gesù sembra avere l’intenzione di mandarla via senza compiere l’intervento richiesto. In realtà il Maestro sta offrendo una lezione ai suoi discepoli, essi che sono parte del gregge d’Israele. Le pecore della casa d’Israele sono perdute perché hanno smarrito il senso della vera fame. Essi si nutrono della parola di Dio e godono della sua benedizione ma per abitudine più che per bisogno. Quando si ha il cuore pieno di sé e delle preoccupazioni di questo mondo in esso non c’è lo spazio per i desideri. La donna straniera invece dimostra chiaramente che è più efficace il desiderio di salvezza piuttosto che l’appartenenza identitaria. L’insegnamento di Gesù circa la purezza mette in luce il fatto che la partita della salvezza non si gioca sul terreno dei meriti acquisiti ma sui desideri che spingono decisamente nella direzione di chiedere aiuto. Il cuore di questa donna è puro perché ella coltiva con costanza, nonostante tutto, la speranza di gustare la bontà e la misericordia di Dio. I discepoli suggeriscono a Gesù di esaudire la richiesta della donna nello stesso modo con cui essi praticano la legge. L’esperienza religiosa si riduce a fredda ritualità o a inutile prestazione allorquando viene meno la speranza. Quando viene a mancare la fame, soprattutto quella della parola di Dio, il culto diventa sterile ritualismo ed emergono dal cuore, come i rifiuti dalla fogna, le intenzioni cattive che, traducendosi in peccato, portano a tradire la volontà di Dio. Per essere salvi, ovvero raggiungere la piena realizzazione di sé stessi, si necessita della stessa fede della Cananea la quale non reclama il pane destinato ai figli ma le briciole che il padrone di casa lascia cadere per i cagnolini dopo averlo spezzato. Ella non solo segue Gesù ma gli si prostra davanti umiliandosi di fronte a lui. La preghiera perseverante, che spera contro ogni speranza, giunge ad un faccia a faccia in cui la disparità e l’asimmetria dei soggetti viene riconosciuta dalla donna insieme alla grandezza della misericordia di Gesù e alla consapevolezza della sua piccolezza. La Cananea viene lodata per la sua grande fede perché è la fede dei piccoli, capace di una preghiera che supera le nubi e commuove il cuore di Dio.

Signore Gesù, Tu che sulla croce hai vissuto il dramma del silenzio di Dio e scendendo agli inferi hai sperimentato la sofferenza della sua assenza, sostieni la mia fede quando non trovano risposta le suppliche e la desolazione soffia forte sulla debole fiamma della speranza. Maestro della fede, educami al dialogo orante mosso non dalla paura ma dal desiderio di essere salvato. Fa che la mia preghiera si unisca a quella dei miei fratelli e sorelle che invocano da Dio con umiltà e fiducia il dono della pace. Donami la pazienza d’imparare dal silenzio l’arte del parlare perché dal mio cuore, purificato dalla tua Parola, possano germogliare propositi di bene e parole buone che servono per la necessaria edificazione della comunione fraterna.