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Novena dell’Immacolata 202205 dicembre – Maria, Apostola degli Apostoli, Ministra del primo annuncio

Dal Vangelo secondo Matteo (28, 1-2.5-10)

1 Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria andarono a visitare la tomba. 2Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa…  5L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. 6Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo dove era stato deposto. 7Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto”.

8Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. 9Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”. Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. 10Allora Gesù disse loro: “Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.

Due discepole di Gesù, Maria Maddalena e un’altra donna, si recano pellegrine al sepolcro, ultima dimora del Maestro, dal quale li separa una pietra posta a confine tra la vita e la morte. Stando lì avrebbero certamente ricordato i momenti più belli vissuti con lui e i suoi insegnamenti, memorie di fatti ormai archiviati nel museo delle nostalgie. Il ricordo è un modo per curare le ferite dell’anima e colmare i vuoti del cuore. Le donne, giunte sul posto, diventano testimoni di un evento che è destinato proprio a loro. Come nell’ora della morte di Gesù, anche in quel momento accade un terremoto. Non è più il velo del tempio a squarciarsi ma quello della morte, dura e pesante come la pietra. Il terremoto e gli effetti successivi rivelano che è ormai caduta ogni forma di separazione tra Dio e gli uomini. Essi che sentono ancora vivo io legame con lui lo devono cercare non tra i morti ma tra i vivi, tra coloro a cui Gesù si fa vicino per consolarlo, aiutarlo, incoraggiarlo, sanarlo, liberarlo. Egli non è nel sepolcro dei ricordi, ma nei sepolcri di tanti altri ai quali portare la Parola che li riscatta dalla tristezza che inaridisce le sorgenti della gioia, dal senso di colpa che appesantisce la mente e il cuore, dalla paura che blocca lo slancio del servizio. Le discepole del Maestro, crocifisso risorto, diventano le apostole degli apostoli. Le donne non si sono aggrappate a visioni immaginifiche prodotte dalla loro suggestione. Hanno fatto veramente un incontro personale con la Parola (il Vangelo è il Risorto che si fa abbracciare) che educa le donne a non considerare l’assenza una mancanza ma come il segno di una nuova presenza di Gesù che richiede di essere annunciata a tutti.

Maria, Madre nostra, lo stupore e il tremore nell’accogliere la Parola di Dio tra le mura della tua casa di Nazaret e la fiduciosa adesione alla Sua volontà, sono diventate sollecitudine gioiosa nell’annunciare il Vangelo alla lontana parente Elisabetta. Tu sei la prima testimone del compimento del progetto di Dio di abitare con noi per essere nostra guida nel cammino della vita. Aiutaci a comprendere che la vocazione non è un sogno in cui sono proiettate le nostre attese illusorie ma è la proposta che Dio ci fa di collaborare a costruire con Lui il Suo regno di giustizia e di pace dove ciascuno possa sentirsi in famiglia e offrire il proprio servizio per il bene della comunità. Accompagnaci all’incontro con Gesù, Parola di Dio viva, affinché, crescendo nella familiarità con Lui, possiamo diventare sul tuo esempio credibili discepoli della Parola e ministri del Vangelo.