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Matera, 2 luglio 2021 – ore 6.00 

 

Carissimi,

il 02 luglio nella nostra città di Matera ci si alza molto presto e in fretta si raggiunge la Civita, il punto più alto. Una volta questo momento era riservato particolarmente ai pastori, oggi a tutti, giovani e meno giovani.

Esattamente come è successo alla giovanissima Maria che da Nazareth, dopo aver ricevuto l’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, come dice l’evangelista: “in quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda”.

Con tutti, in particolare con voi giovani che siete i protagonisti di questo momento così sentito e partecipato, come ho scritto nella presentazione del libretto della festa: per il secondo anno consecutivo, ci ritroveremo attorno alla nostra Madonna della Bruna invocandola insieme a Papa Francesco affinché sciolga i nodi penosi che durante questo lungo tempo di pandemia si stanno disvelando in tutta la loro drammaticità. Sono sofferenze che vincolano l’umanità intera in questo tempo di grande crisi sanitaria, economica, psicologica e di rapporti sociali.

Sono cinque i nodi ai quali faremo riferimento:

  1. Il primo nodo è “la relazionalità ferita”.

Maria si reca dalla cugina Elisabetta passando da una regione all’altra. Il bisogno di vedere la cugina anziana, di parlarle, stare con lei e condividere un momento particolare della sua vita la mette in cammino con determinazione. E’ troppo tempo che non si vedono. Ognuna delle due donne, Maria giovanissima ed Elisabetta anziana, ha bisogno di relazionarsi cercando di capire meglio quanto Dio in questo tempo sta dicendo e facendo nella loro vita.

Si saranno scambiati turbamenti, paure, gioie. Non è stato facile per loro vedere stravolta la propria vita improvvisamente. Per Maria si è interrotto un progetto ben preciso che era l’organizzazione del matrimonio da celebrare con Giuseppe, per Elisabetta godersi la vecchiaia con Zaccaria.

Ciò che all’inizio ha sconvolto la loro vita, facendole cadere in uno stato di sconforto, Maria avrebbe dovuto spiegare a Giuseppe e ai familiari, ai parenti che era incinta, Elisabetta si ritrovava incinta in tarda età, successivamente si rivela una grazia particolare.

Da quel momento la storia dell’umanità cambia. Si intrecciano nuove relazioni improntate al desiderio di stare insieme, di avere attenzione verso gli altri, di iniziare un nuovo percorso. Tutto questo è stato possibile e sarà possibile ancora oggi se saremo confermati nella fede. Fede che si radica nell’ascolto della Parola che si fa carne nella propria carne, che diventa preghiera nel dialogo con Dio, che mette in movimento nel servire e incontrare gli altri, soprattutto i più vulnerabili.

Questo è il momento, cari giovani e fedeli tutti, di accendere nuove luminarie per sciogliere il nodo della solitudine, dell’indifferenza, della passività, per lasciarci illuminare e, di conseguenza, portare luce, calore, vita.

  1. Il secondo nodo è “la disoccupazione, in particolare quella giovanile”. Maria è giovane e vive la sua giovinezza con il desiderio non solo di sposarsi, di avere una famiglia, un marito, dei figli, ma anche con la preoccupazione che in famiglia almeno il futuro marito, Giuseppe, abbia un lavoro che permetta loro di vivere dignitosamente.

Noi abbiamo l’immagine di Giuseppe falegname. In un paesino così piccolo, come Nazareth, fare solo il falegname significava fare la fame. In realtà la traduzione migliore ci dice che era carpentiere la cui accezione comprendeva anche fare il falegname. Questo comportava, in ogni caso, che Giuseppe doveva spostarsi continuamente dal suo paese per andare altrove a lavorare. Non esisteva un contratto di lavoro a tempo indeterminato o determinato. Quindi tanti sacrifici e precarietà.

Maria sapeva benissimo che con il lavoro precario di Giuseppe la famiglia avrebbe avuto delle difficoltà. Sicuramente lei per prima si dava da fare nelle cose più spicciole per contribuire al bilancio familiare. Non solo bisognava pensare alla casa, ai vestiti, al nutrimento, ma c’erano pure le tasse da pagare a Erode e all’impero romano.

La pandemia ha fatto scoppiare un problema annoso della nostra terra: l’occupazione giovanile e la perdita di lavoro. È mortificante dover lasciare la propria terra, i propri affetti, i luoghi tanto cari, le tradizioni anche religiose e andare via sperando di trovare un’occupazione lavorativa. Quanti sacrifici e quante umiliazioni! Ci auguriamo che la pandemia ci spinga a pensare ad una seria e lungimirante progettualità, capace di porre seriamente le basi di uno sviluppo che contribuisca a costruire un’umanità più equa e solidale e che permetta quindi, in particolare a voi giovani, di avere un lavoro nella vostra terra.

Diventiamo tutti protagonisti del nostro futuro, facendo esplodere nuovi fuochi pirotecnici per vincere la disoccupazione, in particolare quella giovanile.

  1. Il terzo nodo da sciogliere è “vincere ogni forma di violenza contro le donne o provocata da tensioni sociali”.

Maria, la nuova Eva, la Madre di Gesù e Madre nostra, è l’immagine più bella, più sana, più pura della donna. A lei dobbiamo guardare. I nostri modelli non possono essere le star di turno. La gioia che pervade il cuore, la carne, la mente di Maria le fanno cantare il Magnificat, riconoscendo l’opera che Dio da sempre ha compiuto a favore dell’uomo e della donna.

Il Dio che si è fatto carne e che porta nel suo grembo verginale, fa pronunciare a Maria ciò che nessun’altra donna potrebbe mai dire: “D’ora in poi tutte le generazioni mi diranno beata”. La visitazione di Maria a Elisabetta mette in evidenza la cura che bisogna avere per la donna, per ogni donna. Nessuna è proprietà personale dell’uomo, ma insieme a lui è immagine e somiglianza di Dio, cioè amore.

E all’amore bisogna ritornare. È di amore che bisogna nutrirsi per vivere. Tutti abbiamo bisogno di curarci con il vaccino dell’amore che diventa fecondità di vita perché capace di trasmettere vita. Come Maria siamo invitati a bandire, non solo con le parole e le manifestazioni, ogni forma di violenza che mini seriamente la convivenza familiare, religiosa, civile e sociale.

L’amore non impone ma si trasmette, come la fede, per contatto. E il contatto non è violenza, non è imposizione sulla vita dell’altro, ma è relazione circolare, a cerchi concentrici si dilata e genera vita nuova.

Cari giovani, facciamo circolare questo vaccino capace di suonare la musica dell’amore vero che vince ogni violenza, in particolare quella consumata “in casa tra le mura domestiche” o provocata da tensioni sociali.

  1. Un altro nodo da sciogliere, il quarto, è “l’attenzione ai poveri e alle nazioni povere”.

Maria si presenta dalla cugina Elisabetta gravida della vita divina che si è incarnata in lei per opera dello Spirito Santo. La cugina, illuminata dallo stesso Spirito, riconosce che la giovane parente è la Benedetta fra tutte le donne. Guardare a Maria significa contemplare la benedizione di Dio che rende lei benedetta e attraverso lei benedice l’umanità intera. È la nuova Arca dell’Alleanza che, dopo quella visita, viene portata processionalmente in tutto il mondo a benedire tutti popoli della terra. È invocata anche “salute degli infermi”.

Dobbiamo essere capaci di allargare i nostri orizzonti per guardare quella parte dell’umanità, quella più povera, che viene trascurata anche nel diritto alla salute che prevede la vaccinazione anticovid in questo momento particolare.

Quest’anno l’effige della Madonna della Bruna sarà portata, in pellegrinaggio, in tutti i quartieri della città, prima di arrivare a Piccianello, nella parrocchia della Visitazione. Quasi fosse il Carro, per le strade della nostra città, distribuisca i vaccini della salute a beneficio dei più deboli e poveri.

  1. L’ultimo nodo da sciogliere, ritrovare “entusiasmo e nuovo slancio dell’attività pastorale”.

È ciò di cui abbiamo particolarmente bisogno nell’azione pastorale, come Chiesa. Abbiamo vissuto e stiamo vivendo un tempo lungo durante il quale abbiamo mortificato molte nostre attività, incominciando dalla partecipazione all’Eucaristia, fonte e culmine di tutta la vita della Chiesa.

Maria è donna eucaristica perché porta dentro la sua carne il Verbo di Dio, Gesù, cibo di vita eterna. Elisabetta prima e sicuramente Zaccaria dopo hanno adorato questa presenza. Ma chi soprattutto ha esultato e danzato è stato Giovanni Battista nel seno di Elisabetta. Se è vero che la visitazione ci presenta l’incontro tra due donne, è altrettanto vero che il primo ad adorare la presenza viva di Gesù nel ventre di Maria, tabernacolo e ostensorio, è soprattutto Giovanni.

Ripartiamo dall’Eucaristia. Riscopriamo la fonte della nostra fede. Adoriamo nell’Ostia consacrata la presenza viva e reale di Gesù ma anche quella di Maria. La carne e il sangue di Gesù sono di Maria.

Durante quest’anno, in preparazione al Congresso Eucaristico Nazionale che si celebrerà nella nostra città dal 21 al 25 settembre 2022, riscopriamo l’importanza della S. Messa e l’adorazione eucaristica. Da Matera, città di Maria e del pane, torniamo a gustare il pane eucaristico, pane della vita eterna.

Così sia.

 Don Pino