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Eucaristia: il Dio con noi, anzi di più, il Dio in noi

Carissimi,

un cordiale saluto a ciascuno di voi personalmente e alle Chiese che rappresentate in questa assemblea che prelude e prepara quella più solenne prevista nel prossimo mese di settembre in occasione del Congresso Eucaristico nazionale.

Il mio è anche il saluto dei Vescovi di questa bella terra lucana che vi accoglie nella città che è il suo fiore all’occhiello, già di recente riconosciuta capitale europea della cultura.

Saluto e ringrazio il Vescovo di questa Chiesa, mons. Giuseppe Antonio Caiazzo che tanto si sta prodigando per l’ospitalità e la buona riuscita di varie iniziative a carattere nazionale, ultima proprio questa del Congresso Eucaristico.

  • Ho sentito dai libri dei miei antenati

Così la regina Ester si rivolge al Signore. Le sue parole sono per noi invito a fare memoria di ciò che il Signore ha fatto e continua a operare per noi.

Ester stretta nella morsa del nemico, fa appello al Dio che libera quanti compiono la sua volontà e confessa di essere sola. Rispetto a lei, però, noi siamo tanto più avvantaggiati. L’Eucaristia che stiamo celebrando, infatti, è assai più di quanto era stato narrato a lei: qui si compie per noi ciò che nessuno di noi avrebbe osato credere e sperare. Nessuno di noi patisce più la solitudine e l’abbandono: noi non siamo soli.

Il Dio-per-noi nel mistero dell’Incarnazione, prima, e in quello eucaristico, poi, ha voluto diventare il Dio-con-noi, anzi, ancora di più: Dio-in-noi.

Dio si consegna a noi, alle nostre mani per farci gustare tutta la dolcezza di un amore mai commisurato alla risposta dell’uomo ma offerto in anticipo, in pura perdita.

È questo il gusto che dobbiamo ritrovare come recita il tema del prossimo Congresso Eucaristico ed è di questa fragranza che noi siamo costituiti segno, continuatori, se è vero che veniamo trasformati in colui del quale ci nutriamo.

  • Chiedete e vi sarà dato.

La memoria di quanto il Signore ha compiuto per noi e qui realizzata sacramentalmente, ci fa bussare al cuore del Padre per chiedere ciò di cui abbiamo bisogno. I detti di Gesù sulla preghiera sono come incastonati tra due regole d’oro:

la prima, “non giudicate e non sarete giudicati” e la seconda, “Quanto gli uomini volete che facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.

Proprio queste due regole d’oro ci dicono che la preghiera è apprendere l’arte dello sguardo largo di Dio e quella non meno difficile di vestire il grembiule della carità verso ogni fratello e sorella.

Chiedere, cercare, bussare hanno come unica finalità quella di dilatare il cuore, la mente e lo sguardo perché possiamo ottenere l’unica cosa necessaria, lo Spirito Santo, come aggiunge san Luca nel brano parallelo. Noi non sapremmo neppure cosa chiedere, aggiungerà l’apostolo Paolo, se lo Spirito non intercedesse a nostro favore. Quante volte, infatti, pur avendo di mira il bene non siamo stati in grado di dare cose buone a chi ce le chiedeva!

A volte finiamo persino per confondere le cose e chiamiamo pesce ciò che invece è una serpe e riteniamo pietra ciò che invece è un pane.

Lo Spirito Santo è ciò che dobbiamo chiedere per arrivare a realizzare quanto il Padre desidera per ciascuno di noi.

Ecco perché è necessario pregare sempre, senza stancarsi: la preghiera, infatti, è ciò che sta in mezzo tra il dire e il fare perché il primo non sia un parlare a vuoto e il secondo non sia un affaccendarsi inutile.

  • Anche voi fatelo a loro.

Tutti i popoli conoscono la regola d’oro del male da evitare. Solo i discepoli del Signore, invece, conoscono quella del bene da promuovere. Che cosa siamo chiamati a scambiarci? La benedizione, cioè, prima ancora che compiere il bene, essere un bene gli uni per gli altri. È come se ci venisse detto: “Scambiatevi benedizioni!”.

Bandite, perciò, le divisioni per la corsa al potere, vincete gli egoismi impastati ‘immaturità, non cadete nei lacci dell’invidia e della maldicenza, mettete in luce germogli di bene. Il bene che auspichiamo di ricevere in abbondanza, sia quello che noi per primi osiamo compiere.

  • Signore, il tuo amore è per sempre.

Così abbiamo pregato con il salmista e questa è la certezza che anima la vita e l’azione pastorale della Chiesa. La fedeltà dell’amore del Signore e della sua presenza in mezzo a noi, ci spinge ad osare non solo per noi ma per tutti i nostri fratelli e sorelle.

Sentiamoci chiamati anche noi come Ester a farci intercessori presso il Padre per la sorte di tanti fratelli che non vedono riconosciuti i loro diritti.

Il Dio della misericordia e del perdono conceda a tutti noi di gustare la sua pace.

 

Così speriamo e così sia.