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Lourdes, 26 luglio 2023

Festa dei Santi Anna e Gioacchino

Carissimi confratelli nell’Episcopato, confratelli sacerdoti e diaconi, carissimi fedeli tutti dell’UNITALSI, in particolare voi sofferenti nel corpo e nello spirito, come ho avuto modo di scrivervi nel messaggio riportato nel libretto, vi porgo il saluto assicurando la preghiera di tutti i confratelli vescovi della Basilicata.

Oggi la Chiesa celebra la memoria dei genitori della Vergine Maria. È il Protovangelo di Giacomo, chiamato anticamente “Storia della Natività di Maria”, che ci parla di loro chiamandoli per nome: Gioacchino e Anna. Quindi non abbiamo fonti storiche certe, ma è la storia religiosa tratta dalla fonte orale, che solo in un secondo momento è stata messa per iscritto. Ci vengono presentati come due israeliti facenti parte della tribù di Giuda, avendo molte greggi e terreni in abbondanza.

Per questo, riconoscenti verso Dio, offrivano al Tempio di Gerusalemme il doppio dei doni che la legge imponeva, dilatando il loro cuore non solo per sé e i propri peccati, ma anche per i propri cari e per tutto il popolo. Eppure vivevano una grande sofferenza che a qual tempo significava isolamento: erano sterili, non avevano figli ed erano ritenuti dal popolo maledetti da Dio.

Non persero mai la speranza di essere padre e madre, ritirandosi in luoghi di montagna, tra preghiere e digiuni, per 40 giorni. Ad Anna apparve un Angelo del Signore il quale le annunciò che sarebbe diventata mamma. Così fu concepita Maria che, quasi sicuramente, nacque a Nazareth e lì crebbe.

Fu in Oriente che iniziò il loro culto. L’imperatore Giustiniano I fece erigere a Costantinopoli una chiesa in onore di S. Anna.  Una curiosità di carattere storico liturgico. La loro festa non era celebrata insieme: il 26 luglio S. Anna e il 16 agosto S. Gioacchino. Ufficialmente, dopo la riforma liturgica, con il nuovo calendario liturgico voluto da Papa S. Paolo VI, nel 1969 fu stabilito che la festa dei Santi Gioacchino e Anna venisse celebrata insieme il 26 luglio.

Questa festa liturgica ci aiuta a cogliere meglio come Dio ha posto la sua dimora in mezzo agli uomini, facendo diventare fecondo un ventre sterile, perché un’altra tenda più importante e bella, senza ruga né peccato, la Vergine Maria, potesse accogliere il Verbo della vita: Gesù.

In questa logica riusciamo a leggere anche il tema che quest’anno è stato scelto, preso dalle parole che la Madonna disse a Bernardette Soubirous: “Je veux ici une chapelle” (“Che si costruisca qui una cappella”).

Nel brano del Vangelo appena proclamato, Gesù è molto chiaro nell’indicarci il cuore del suo annuncio. Da sempre l’uomo e in particolare l’uomo religioso, ha avuto la tentazione di proclamare la bellezza di Dio, magari recitando soltanto preghiere imparate a memoria. Gesù ci insegna invece che importante è fare la volontà di Dio e mostrare il suo volto in mezzo agli uomini. È quanto d’altronde ha fatto Maria, nel momento in cui ha detto “Ecco, l’Ancella del Signore. Avvenga di me secondo la tua Parola”.

Quello è stato il momento in cui Maria ha lasciato che il suo ventre diventasse tenda abitata da Dio, Chiesa non costruita da mani d’uomo ma dalla Parola che si fa carne nella sua carne. L’Eccomi di Maria sfalda le certezze di chi le chiede attraverso doni prodigiosi o, come chi aveva il potere religioso, di chi chiede solo una serie di normative da osservare, senza incontrare Dio.

Chi invece incontra Dio lo mostra con le scelte (i frutti) che è capace di fare, il modo di parlare, gli atteggiamenti. Se invece si producono spine, di certo c’è qualcosa che non va, nonostante l’assidua preghiera e partecipazione alla vita liturgica. Ciò che conta è la vita quotidiana. Il mistero che celebriamo nell’azione liturgica deve diventare vita. E la nostra casa costruita sulla solida roccia, che è la Parola di Dio, porta frutto: buone opere, conversione, misericordia e perdono, fraternità e giustizia, pace. Chi ci cambia è Dio e non una nostra decisione.

Gesù ci insegna che Dio abita davvero in noi quando, nonostante la fatica e le tentazioni, incominciamo a fare la sua volontà. È il momento in cui capiamo che non possiamo contare sulle nostre forze ma su colui che diventa la roccia che ci sostiene soprattutto nei momenti difficili.

Maria è diventata lei stessa roccia perché abitata e sostenuta dalla Roccia che è Dio. È tenda e roccia, quindi Chiesa, la nuova Eva, la nuova Madre di tutti i viventi. È per questo che noi tutti credenti diventiamo roccia per gli altri. Penso a quanto diceva il profeta Isaia quando invitava la gente che stava nell’esilio: “Ascoltatemi, voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito” (Is 51,1-2). Dunque pietre vive che edificano e tengono viva la Chiesa.

Alla luce di quanto detto capiamo meglio che la  Madonna a Bernardette non chiede soltanto che dica ai sacerdoti di costruire il Santuario che è diventato cuore pulsante del culto mariano per l’intera Chiesa, ma costruire la Chiesa fatta di persone. E questa Chiesa siamo noi! Abbiamo bisogno di riscoprire il nostro Battesimo, di essere figli dell’unico Padre, di camminare, come in un pellegrinaggio, per tornare a mostrare il vero volto della Chiesa. Una Chiesa fatta di volti, di storie, di persone con le loro gioie e sofferenze, sostenuti e incoraggiati dalla vicinanza di nostra Madre, che Gesù ci ha consegnato ai piedi della Croce.

Come ho già scritto nel messaggio che ci ha preparato a questo pellegrinaggio, costruire la “cappella” a Lourdes, significa essere consapevoli che apparteniamo a Cristo e alla sua Chiesa, e che la forza dell’amore divino che ci abita, ci spinge a costruire ponti di fraternità, a tracciare strade per camminare insieme in mezzo a questa umanità che sta perdendo il suo vero volto. Abbiamo bisogno di ritornare ad essere uomini tra gli uomini, bisognosi di Dio, della sua Parola, della sua misericordia, del suo amore che feconda i cuori di ognuno e li rende liberi.

La “casa” o “cappella” che Dio chiede di costruire non è solo quella fatta di pietre: facilissima da realizzare! C’è bisogno, oggi come ieri, di una casa fatta di persone capaci di accogliere tutti, perché il Dio nel quale hanno creduto la Madonna e Bernardette è un Dio senza confini. Il vero Vangelo si annuncia non con le parole (troppo semplice e comodo), ma mettendolo in pratica: mostrando nelle opere l’agire e il passare di Dio oggi, nella storia, attraverso il nostro operare silenzioso ma concreto.

Chiediamo alla Madonna di Lourdes che ci aiuti a ritornare verso le nostre case, le nostre comunità parrocchiali, rivestiti dalla forza dello Spirito Santo per essere capaci di stare con tutti: ognuno di noi scoprirà così di essere tenda, cappella, casa, tempio dello Spirito Santo. Capiremo, allora, che venire a Lourdes è stato importante perché abbiamo portato il bagaglio della nostra storia, le ferite e le guarigioni interiori, che abbiamo presentato ai piedi della Croce con l’aiuto di Maria.  Ora siamo più consapevoli di essere anche noi pietre vive di questa Chiesa da edificare nei luoghi dove viviamo la quotidianità.

Così sia.

Don Pino