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Il Principe della Pace

si avvicina e cammina con noi

Alle amate Chiese di

Matera-Irsina e Tricarico

Carissimi,

in prossimità dell’Avvento che ci prepara a celebrare il S. Natale, mi ritornano in mente due frasi che rimandano a Gesù e che, in questo tempo di tensioni internazionali così difficile per tutti, desidero condividere con voi: “Principe della pace” e “Si avvicinò e camminava con loro”.

Collego tutto al cammino sinodale che la Chiesa italiana sta portando avanti. 

Sono impegnate anche le nostre Chiese, dopo i primi anni dedicati all’ascolto. Abbiamo già iniziato il percorso che mette al centro la fase del “discernimento” o “sapienziale” in un clima di preghiera e di crescita spirituale. Siamo invitati a individuare quelle scelte che siano frutto di ascolto della Parola, di nutrimento dell’Eucaristia, per tornare a far ardere i cuori.

Nella Chiesa di Matera-Irsina iniziamo a mettere in pratica, con il cammino sinodale, quanto ci siamo detti nell’assemblea del 19 giugno scorso, ponendo l’accento sul Ministero della Parola o meglio sulla centralità della Parola di Dio nell’azione Pastorale, nella liturgia, nella catechesi e nella testimonianza della carità. Mentre con la Chiesa di Tricarico continuiamo la riflessione dopo l’assemblea Diocesana del 14 ottobre e l’incontro del 18 novembre.

Mons. Filippo Lombardi e D. Alessio Cafarelli già da tempo vi hanno inviato il materiale e le linee guida da tenere presenti durante tutto l’anno pastorale.

 

  1. Principe della Pace

Sentiremo il Profeta Isaia, che parlando del Messia, definisce “Principe della pace” (Is 9,5). Stiamo vivendo la drammaticità del momento presente attraverso i tanti focolai di guerra che divampano su tutta la terra, omicidi e femminicidi.

Quante brutalità!

Quanto sangue versato inutilmente!

Quanta innocenza trucidata!

Quante donne violate e spezzate!

Quanta fatica per tracciare strade di pace sulle quali far scorrere giustizia e fraternità!

In questo clima di grande tensione e paura tutti sentiamo il desiderio di “Pace”. Soprattutto noi cristiani viviamo l’attesa di Gesù, lui che è il Principe della Pace.

È il Principe che celebriamo in tutta la sua fragilità di bambino, capace di possedere la potenza di Dio per disarmare i cuori degli uomini da ogni tentativo di annientare la vita. Lo dicono gli Angeli, nella notte di Natale: il Bambino è portatore di “pace in terra, agli uomini amati dal Signore” (Lc 2,14).

Purtroppo, dobbiamo ammetterlo, tutto questo oggi non è visibile ai nostri occhi. 

Se ci sono ingiustizie, guerre, disuguaglianze, stermini, morti innocenti, malattie varie, clima impazzito con le conseguenze che tutti conosciamo, è solo perché l’uomo si è dimenticato di essere uomo e pretende di essere padrone della vita personale, degli altri, di interi popoli.

Dobbiamo ritornare a celebrare il S. Natale come evento salvifico.

Ammettiamolo: è stato ridotto a occasione per vendere prodotti attraverso una pubblicità a tratti ossessiva.

È diventato un mercato, un investimento economico. Tutto questo fa dimenticare il vero senso del Natale: l’incarnazione di Dio attraverso Gesù. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.

La città di Matera insieme con i centri di Grassano, di Corleto Perticara e tanti altri posti, ricordando l’800° anniversario della realizzazione del presepio di Greccio da parte di S. Francesco d’Assisi, vogliono anche quest’anno dare risalto al presepe che nella storia è stato e rimane un modo emozionante e concreto del contatto fisico del Dio Bambino che porta la pace.

Il Presepe non è solo una bella invenzione di S. Francesco d’Assisi, bensì un richiamo al senso della vita, all’amore per la vita dal suo concepimento al suo atto finale. Siamo dono di Dio, da Lui veniamo e a Lui ritorniamo più ricchi.

Le nostre piccole ma preziose comunità sono intrise di valori umani e spirituali, sempre capaci di:

– costruire nuovi ponti umani ogni volta che la storia, per la ottusa presunzione degli uomini, li distrugge;

– coltivare l’accoglienza, avere un cuore che si dilata verso i bisogni e le necessità degli altri, la fatica e il sacrificio;

– rendere viva una terra amata, baciata e mai disprezzata.

Così i nostri padri hanno operato per consegnare a noi un mondo di pace; così siamo chiamati noi ad operare per riportare la pace sulla terra e consegnare alle nuove generazioni un’umanità impregnata di giustizia, di fraternità, unica via per sanare il mondo.

Celebrare il S. Natale di Gesù significa, anche attraverso la preparazione del Presepe, riaccendere la speranza e contemplare che, come dice il profeta Isaia, “grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine…che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre” (Is 9,6).

Noi tutti siamo chiamati a prendere consapevolezza che la pace si costruisce se ognuno diventa strumento della pace di Dio, incominciando a tessere rapporti tra di noi, nelle nostre famiglie, nei nostri condomini, nel nostro vicinato, distrutti dall’egoismo, da interessi vari, da litigi. Come dice la Scrittura: «Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci» (Is 2,4).

Nei giorni scorsi, noi vescovi, riuniti in assemblea straordinaria ad Assisi, abbiamo divulgato un messaggio chiaro. Riporto alcuni passaggi: “Sentiamo impellente il compito di denunciare le logiche della contrapposizione e dell’individualismo, e di favorire la collaborazione e la riconciliazione. Sogniamo un mondo che sia davvero casa di tutti, dove il riconoscimento della dignità umana cammini di pari passo con il dovere di amare gli altri come fratelli e sorelle”.

  1. “Si avvicinò e camminava con loro”

Nel cammino sinodale che stiamo facendo come Chiesa italiana, l’icona biblica alla quale stiamo facendo riferimento è quella dei discepoli di Emmaus (Lc 24). E’ il cammino sapienziale che siamo chiamati a fare rileggendo e meditando quanto Dio ci sta dicendo anche attraverso gli occhi di estranei che non riconosciamo come voce di Dio e sua presenza. Un senso di precarietà e di smarrimento avvolge molti uomini e donne, giovani e anziani, ragazzi e famiglie, consacrati e consacrate. 

Nel contesto di Avvento-Natale mi colpisce la descrizione che fa l’evangelista Luca quando dice che Gesù “Si avvicinò e camminava con loro”(Lc 24,15). Colgo questo atteggiamento del Maestro risorto come quello di Dio che si fa prossimo verso l’umanità sofferente, triste, impaurita e depressa, esattamente come lo erano i due discepoli delusi e tristi che scendevano da Gerusalemme, e che avevano abbandonato ogni speranza, proprio loro, scelti e testimoni di tanti prodigi operati da Gesù. Ora sono chiamati ad essere testimoni del Risorto, ma “i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo” (Lc 24,16).

È anche l’atteggiamento di un Dio che si fa compagno di viaggio.

Oggi, quindi, Gesù nasce tra le macerie che noi uomini abbiamo procurato, nei cuori trafitti dal dolore di mamme e papà, di mariti e mogli, di figli per la perdita dei loro cari a causa della guerra, di malattie, di omicidi, di femminicidi. Ecco perché il messaggio di Assisi ci ricorda: “Guardiamo con particolare dolore alla situazione in Medio Oriente e rinnoviamo l’appello al ‘cessate-il-fuoco’, facendo nostre le parole di Papa Francesco: ‘Le armi si fermino, non porteranno mai la pace, e il conflitto non si allarghi! Basta! Basta, fratelli, basta! A Gaza, si soccorrano subito i feriti, si proteggano i civili, si facciano arrivare molti più aiuti umanitari a quella popolazione stremata. Si liberino gli ostaggi, tra i quali ci sono tanti anziani e bambini’”. 

L’Avvento, allora, è molto di più dell’attesa del Dio Bambino, implica un movimento da parte di ogni uomo di buona volontà: avvicinarsi a Dio che svuotandosi della sua divinità si è fatto uomo come noi. 

Lasciamo che sia la Parola di Dio, soprattutto quella domenicale, a guidare questa nostra attesa che ci mette in cammino, per riscoprire che siamo famiglia di Dio, figli, quindi fratelli che desiderano, con il contributo di ciascuno, aiutare l’umanità a guarire. 

E se siamo fratelli non possiamo essere nemici.  

Ecco perché non possiamo rimanere freddi e indifferenti di fronte a queste ferite che si continuano a perpetrare. “Insieme al Medio Oriente, il nostro pensiero va anche all’Ucraina, al Sud Sudan e ai tanti altri luoghi segnati da conflitti spesso dimenticati”,… Non possiamo rassegnarci al silenzio: sentiamo forte l’imperativo a comunicare il Vangelo dell’unità e della riconciliazione in un mondo sprofondato nelle tenebre ma desideroso di luce…Da Assisi, la Città della Pace, con l’intercessione di San Francesco, eleviamo la preghiera a Cristo nostra pace (Ef 2,14), che ha la forza per abbattere il muro di inimicizia” (Dal messaggio dei Vescovi italiani riuniti ad Assisi).

L’Avvento che ci prepara a celebrare il Natale di Gesù è occasione propizia per lasciarci curare dalla grazia di Dio, rimarginare le ferite che sanguinano nelle nostre famiglie, nei nostri condomini, nella Chiesa, tra consacrati/e.

Riaccendiamo negli ambienti quotidiani il fuoco della speranza perché i nostri cuori tornino ad ardere con rinnovato entusiasmo.

E questo fuoco che viene da Dio spegnerà quello dell’inimicizia, dell’orgoglio, dell’indifferenza, dell’ingiustizia subita o procurata.

Fratelli non nemici!

Diversamente non sarà Natale! Si parteciperà a Messa, si farà la comunione, presiederemo e inviteremo i fedeli a scambiarsi il segno di pace ma se manca nel nostro cuore il fuoco di Dio, si farà solo ritualismo.

Se tutto resterà così, ancora una volta aiuteremo l’umanità a celebrare un Natale che non è quello di Gesù ma della mondanità, del prodotto, del guadagno, della ritualità senza Dio.

Celebrare il S. Natale di Gesù significa, anche attraverso la preparazione del Presepe, riaccendere la speranza e contemplare che, come dice il profeta Isaia, “grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine…che egli viene a consolidare e rafforzare con il diritto e la giustizia, ora e sempre” (Is 9,6).

 

  1. Con l’Avvento iniziamo l’anno pastorale: fase del “discernimento” o “sapienziale”

Durante l’anno pastorale, dunque, punteremo la nostra attenzione non su «che cosa il mondo deve cambiare per avvicinarsi alla Chiesa», ma su «che cosa la Chiesa deve cambiare per favorire l’incontro del Vangelo con il mondo» (Linee guida CEI, 12).

Quella che vivremo quest’anno è la fase del discernimento o sapienziale che converte dove «la presa di parola e l’ascolto dei partecipanti al cammino diventano liturgia e preghiera, al cui interno il Signore si rende presente e attira verso forme sempre più autentiche di comunione e discernimento» (Istrumentum laboris n. 35).

Sarà un anno durante il quale la luce della Parola ci aiuterà, attraverso la potenza dello Spirito Santo, a ritornare a vivere la comunione che, in definitiva, è stata da sempre la forza trainante delle nostre comunità piccole ma ricche di umanità, di rapporti veri e autentici, di fraternità oltre il legame del sangue, dell’accoglienza, dello spezzare il pane nelle famiglie e tra le famiglie, soprattutto nei momenti di bisogno sono la cifra caratterizzante dell’essere Chiesa-Comunità.

Il Consiglio Episcopale Permanente, nell’introduzione al documento delle Linee guida, dice: “Queste Linee guida, facendo tesoro del biennio narrativo gettano un ponte verso la fase profetica, incamminando le Chiese in Italia verso un discernimento operativo che prepari il terreno alle decisioni, necessariamente orientate a un rinnovamento ecclesiale e mai introverse; anche quando l’attenzione è puntata sulla vita interna delle nostre comunità, il pensiero è sempre quello estroverso della missione: rendere più agili alcune dinamiche ecclesiali (dottrinali, pastorali, giuridiche, amministrative) per rendere più efficace l’incontro tra il Vangelo, energia vivificante e perenne, e l’umanità di oggi”.

Vogliamo guardare avanti fiduciosi, nonostante i tanti problemi, le crisi, le paure, le ingiustizie con il desiderio di costruire ancora ponti di umanità. Gusteremo l’Eucaristia, cogliendo la presenza reale di Gesù che allo spezzar del pane fa riaccendere e ardere i nostri cuori, per ritornare a Gerusalemme, nelle nostre comunità parrocchiali bisognose del contributo e della testimonianza di tutti.

A tutti voi, fratelli e sorelle delle amate Chiese di Tricarico e Matera-Irsina, piccoli, giovani e adulti, ammalati e sfiduciati, auguro di celebrare il S. Natale, lasciandovi conquistare dall’amore divino per viverlo e riceverlo nella celebrazione Eucaristica.

Infine vi allego il link del sussidio preparato per questo tempo liturgico dall’Ufficio Liturgico Nazionale:

https://liturgico.chiesacattolica.it/wp-content/uploads/sites/8/2023/11/14/Guida-al-Tempo-di-Avvento.pdf

 

Vi abbraccio e benedico.

 

Don Pino

 

Martedì, 21 novembre

Presentazione della Beata Vergine Maria