Cari fratelli e sorelle,
Tra qualche giorno celebriamo il Natale, festa dell’Emmanuel, del Dio con noi, fonte di speranza per la vita. Gli scenari internazionali e della nostra stessa società ci presentano un quadro preoccupante e sofferente, che ci spinge in direzione opposta alla speranza. Ma, in quanto credenti, siamo invitati a fissare lo sguardo su Colui che nasce per noi e con la Sua stessa presenza ci assicura che non ci abbandona e cammina al nostro fianco.
Siamo al termine dell’anno giubilare, che aveva come tema proprio la speranza. Nella Bolla di indizione del Giubileo, l’amato papa Francesco ci invitava a vivere l’anno lasciandoci immergere e riempire della forza e della consolazione della speranza, che si fonda sulla certezza che Cristo è morto ed è risorto e per noi ha vinto il male, ha vinto la morte. Oltre a questo cammino trascendente e verticale di rigenerazione spirituale, eravamo invitati a vivere una seconda dimensione spirituale, a livello personale e comunitario: diventare segni di speranza per le persone che l’hanno persa. Si tratta degli anziani soli, dei malati, dei poveri, dei carcerati, dei migranti, dei giovani che faticosamente cercano una strada per la vita.
Il Signore è stato ricco di grazia e di misericordia verso tutti noi e non ci ha fatto mancare i suoi doni. Rendiamogli grazie con tutto il cuore, da soli e nell’assemblea. Davvero il Signore è stato buono con tutti noi!
Allo stesso tempo, ho nel cuore la domanda: siamo diventati segno di speranza per le persone che non l’hanno più o ci siamo fatti prendere dalle vicende personali senza chinarci abbastanza sulle ferite dei nostri fratelli e delle nostre sorelle più piccoli? Ci sono, in mezzo a noi, segni luminosi di santità della porta accanto eppure come Chiesa, a livello personale e comunitario, abbiamo ancora molto da fare.
Vi invito a vivere, come assemblea liturgica diocesana, la chiusura ufficiale del Giubileo della speranza, il giorno 28 Dicembre 2025, alle ore 17.00, nella nostra Chiesa cattedrale. Per l’occasione, vi invito, altresì, a sospendere le Messe vespertine e a sollecitare la partecipazione dei fedeli laici all’«unico» evento diocesano. Chiudiamo ufficialmente l’anno giubilare ma rilanciamo insieme il secondo movimento: essere e mettere in atto segni di speranza. I doni di Dio infatti vanno condivisi con gli altri, come i talenti che ciascuno riceve; non possiamo seppellire dentro di noi ciò che abbiamo ricevuto!
Carissimi, non distogliamo lo sguardo dagli altri, soprattutto dalle persone fragili! Non permettiamo che il cuore ceda alla tentazione del “non possiamo fare nulla”! Osiamo metterci in gioco, secondo la logica della condivisione dei cinque pani e due pesci, unica condizione affinché accada il miracolo della moltiplicazione! Nutriamoci con la Parola di Dio ed il fiume dei Sacramenti, per poter nutrire il Signore nei piccoli e nei poveri! Chiudiamo il Giubileo ufficiale e rilanciamo un giubileo operante, fatto di gesti concreti di speranza! Solo così potremo sperimentare in modo pieno il passaggio spirituale che ci siamo prefissi di vivere nelle linee guida pastorali della Diocesi: “Dalla ferità alla fraternità responsabile”. Io sono il primo ferito guarito dal Signore e sono chiamato a sanare gli altri con la mia vita.
Colgo l’occasione per chiedervi di “osare” celebrare il Santo Natale! Dico “osare” perché il Signore desidera nascere non nelle nostre perfezioni, non nelle situazioni dove è tutto bello ed in ordine, bensì nei nostri vuoti, nelle nostre tristezze e paure, nelle situazioni dove manca la vita autentica, dove vige la tristezza o la solitudine. Osiamo presentare le nostre culle vuote di vita e accogliamo in esse il Bambino, affinché porti consolazione e gioia.
Il Signore vi benedica! Un Santo Natale e tutti!
† Benoni Ambarus
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