Seleziona una pagina

Novena dell’Immacolata30 novembre 

Dal Vangelo secondo Matteo (1,18-25)

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:

Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio:

a lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi. 

Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa; senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.

Maria e Giuseppe uniti nel sì a Dio

Il vangelo di Matteo inizia con un lungo elenco di nomi, quasi tutti maschili, che tracciano la via attraverso cui Gesù appare nella storia. Egli, infatti, è figlio di una storia, da Abramo fino Giuseppe, tutt’altro che lineare. Questa catena di generazioni vede anche la presenza di quattro donne il cui profilo, caratterizzato anche da violenze, prevaricazioni e abusi, rende la storia più complessa. La monotonia quasi litanica del susseguirsi di nomi, alcuni dei quali senza volto, è interrotta da queste figure femminili attraverso cui sembra che Dio si sia divertito con le sue sorprese. Anche Maria e Giuseppe erano convinti di essere due semplici e anonimi personaggi inseriti nel grande flusso del popolo di Dio. A loro bastava credere che Dio, grande nell’amore, li avrebbe benedetti con il dono dei figli. Ma Dio li sorprende perché non solo li benedice ma chiede a loro di essere benedizione per gli altri, non a parole, ma con i fatti. Maria è chiamata ad accogliere lo Spirito Santo e a divenire la Casa della Benedizione, mentre a Giuseppe, come precedentemente a suo padre Abramo, è richiesto di lasciare tutto per accogliere Maria e il bambino concepito in Lei per opera dello Spirito Santo, la benedizione di Dio. Maria e Giuseppe sono uniti nel comune sì a Dio pronunciato non senza trepidazione ma confidando in Lui e fidandosi della sua Parola, piuttosto che inseguire i propri sogni o perseguire i propri obiettivi. Davanti al comprensibile turbamento di Giuseppe, Maria non si è avventurata in argomentazioni per giustificare il suo stato di gravidanza, ma, pur rischiando di essere giudicata per quello che non era, ha scelto di tacere e lasciare che Dio stesso s’incaricasse di rivelare la verità di quell’evento bellissimo, qual è l’arrivo di un figlio. Non bastano i ragionamenti umani, anche quelli che s’ispirano ai principi della legge divina, a spiegare gli enigmi della nostra storia che rimangono tali se non si abbassano le difese e ci si arrende alla misericordia di Dio. Maria ha concepito Gesù senza l’intervento di Giuseppe, ma non avrebbe potuto assolvere la sua missione di essere la madre sua senza la collaborazione di Giuseppe. L’accoglienza che Giuseppe riserva a Maria ha un altro sapore di quello del matrimonio così come era stato sognato da entrambi. L’altro non è più servo delle proprie attese, ma entrambi a servizio del sogno di Dio. Grazie all’amen di Maria e di Giuseppe, pronunciato insieme e reciprocamente, la Parola di Dio avviene nella storia e il sogno diventa realtà.

Maria, sposa di Giuseppe, nella silenziosa obbedienza della fede hai accolto Dio nella tua vita facendo delle membra del tuo corpo la sua prima casa in mezzo agli uomini. Con la tua mitezza sei stata la prima testimone dell’amore di Dio che non può essere dimostrato con ragionamenti ma solamente rivelato con la delicatezza dei gesti di cura e attenzione verso i fratelli. Insegnaci l’arte dell’ascolto della Parola perché le meraviglie che essa compie in chi l’accoglie siano raccontate con i fatti piuttosto che con le parole. Prega per noi, o Maria, affinché, nutriti con il Pane eucaristico, gustiamo la dolcezza della misericordia di Dio e possiamo pronunciare insieme a te e nella sinfonia della comunione dei santi il nostro amen.