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02 luglio

 

Carissimi,

siamo ritornati in questa piazza dopo due anni. A causa della pandemia abbiamo celebrato, osservando le normative governative, in piazza Duomo, sempre il 02 luglio, festa della Madonna della Bruna, festa della visitazione di Maria a S. Elisabetta, festa dei materani.

Stiamo dando inizio a un giorno speciale. Siamo usciti prestissimo dalle nostre case. Sicuramente per molti di voi è stata l’occasione per trascorrere l’intera notte contemplando la luna e le stelle poste nel cielo come tante luci che illuminano l’universo per far posto piano piano alla stella più vicina alla terra, il sole: capace di allontanare le tenebre e illuminare il nostro cammino, la nostra esistenza.

Tutto ci è stato indicato dalla stella del mattino, Venere, in cui identifichiamo Maria SS. della Bruna, che ci indica il Sole che sorge, Gesù suo Figlio e nostro Signore.

Questa Messa, tradizionalmente chiamata la messa dei pastori perché vi partecipavano i pastori, unitamente a tanti contadini, prima di andare ad accudire e portare al pascolo le greggi, oggi è particolarmente ricca di voi giovani: siete voi i nuovi pastori chiamati a mettervi in cammino per le strade della nostra città, della nostra amata terra per prendervi cura, sostenuti da colei che nella tradizione della Chiesa, in tante parti del mondo è venerata come la Pastora, la nostra Mamma Maria.

E a lei che vogliamo guardare questa mattina, carissimi giovani. Siamo abituati a vedere e immaginare la Madonna già adulta, già madre, con il bambino tra le braccia. Dal brano del vangelo che abbiamo ascoltato si evince che Maria quando si mise in cammino per andare a visitare la cugina Elisabetta (da qui la festa della Visitazione) dopo l’annunciazione dell’Angelo Gabriele non aveva più di 15 anni.

Carissimi giovani, considerate Maria di Nazaret una giovane da imitare nella sequela di Cristo piuttosto che Madre protettiva. Giovane tra i giovani che porta dentro di sé il segreto della vita, il miracolo della vita che viene da Dio e rende responsabili, protagonisti nel fascino di un mondo da scoprire, da percorrere, da servire, da amare.

Maria, come voi, ha avuto dei sogni, delle visioni che le hanno permesso di non rimanere indietro nella storia. Il suo cammino, pieno di difficoltà, di pericoli, di contrarietà, di giudizi e delusioni, di sofferenze e di impotenze, non le hanno impedito di guardare avanti, vincendo lo scoraggiamento e i pregiudizi.

Maria, giovane ragazza cresciuta tra i sassi di Nazareth, oggi cammina con voi, in particolare tra i Sassi di Matera. Come ogni giovane è stata da sempre anche lei tra i giovani giocando, cantando, ballando, frequentando la sinagoga per ascoltare la Parola di Dio, meditarla, pregarla.

Sull’esempio di Maria anche noi stamattina siamo tornati al gusto della Parola e del pane. Questo momento ci proietta già verso il XXVII Congresso Eucaristico Nazionale che, sotto lo sguardo di Maria SS. della Bruna, si celebrerà a settembre nella nostra città accogliendo migliaia di persone da tutta Italia con i loro vescovi e a conclusione con la presenza di Papa Francesco. Durante il Congresso ci sarà particolare partecipazione di voi giovani: sarete protagonisti in tanti momenti particolari, perché lo Spirito soffia e come nel giorno di Pentecoste sperimenteremo quanto la Parola ci dice: «I vostri giovani avranno visioni, i vostri anziani faranno dei sogni» (At 2,17).

Carissimi giovani e ragazzi, il tempo che stiamo vivendo è davvero difficile! Tante preoccupazioni, tante rinunce, tanti isolamenti e paure! Stiamo assistendo ad una guerra nel cuore dell’Europa assurda, incomprensibile, dove le armi delle bugie e delle menzogne stanno alimentando la guerra economica e ancor peggio quella del pane! Che tristezza sapere che si usa il ricatto del pane, attraverso le navi e i silos pieni di grano che marciscono nei porti del Mar Nero, mentre decine di paesi, già poveri, soffrono a causa della fame! Chi paga per tutti sono sempre i poveri.

Voi, carissimi giovani e ragazzi, ne state subendo le maggiori conseguenze perchè vivete un futuro triste in una terra dove la mortificazione per la mancanza di lavoro costringe ogni anno centinaia di voi ad emigrare, lasciando, casa, affetti, luoghi, profumi, la stessa festa della Bruna.

A voi in particolare, questa mattina, vorrei dire con le parole di papa Francesco: «Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. Perciò, le prime parole che voglio rivolgere a ciascun giovane cristiano sono: Lui vive e ti vuole vivo! Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza» (Christus vivit 1-2).

Aggiungo: questo è il momento di imitare la giovane Maria. Nel Vangelo c’è scritto che “si alzò in fretta e si mise in cammino”. Alzarsi significa non rimanere ripiegati su se stessi, non chiudersi nel mondo delle delusioni e delle ingiustizie. Maria, giovane donna, sente che c’è un mondo che ha bisogno di essere aiutato, sostenuto, incoraggiato. “Voi, dice S. Giovanni, siete i forti”, voi siete i protagonisti dell’oggi di Dio. E’ lui che, come in Maria, agisce in voi e attraverso di voi. Abbiamo bisogno delle vostre visioni per poter sognare insieme a voi: siete il sogno stesso di Dio.

Sia io che voi tutti, giovani e diversamente giovani, abitiamo questo mondo con una vocazione, un compito specifico, nessuno escluso: significa che ognuno è alla ricerca di una risposta personale sul perché stiamo al mondo e cosa vogliamo fare della nostra vita.

Un gruppo musicale rock moderno, i Maneskin, afferma: «Ma la strada è più dura quando stai puntando al cielo / Quindi scegli le cose che son davvero importanti / Scegliamo oro e diamanti, demoni o santi». Nel discutibile linguaggio o look provocatorio, i Maneskin dicono anche loro una verità: scegliere la vita facile che non impegna corpo, spirito e mente significa precipitare nell’abisso del non senso, ma se si punta al cielo, a ciò che è eterno e dura per sempre, la strada diventa faticosa. E’ la strada che ha scelto Maria che da Nazareth si è messa in cammino per oltre 165 Km per salire verso la montagna vicino Gerusalemme. Sul suo esempio anche noi siamo invitati a scegliere la strada che punta al cielo, la vera strada della libertà: costa ma ne vale la pena. Ed è importante scegliere ciò che conta davvero.

Maria ha scelto che la Parola si facesse carne nella sua carne portando dentro di sé quel Gesù che Elisabetta riconosce in Maria come il frutto del suo seno. E’ lui il Salvatore che fa danzare di gioia Giovanni Battista, è lui che ci invita a danzare la bellezza della vita in questo contesto storico.

Pandemia, guerra, ingiustizie, mortificazioni ci possono piegare ma non spezzare. Direbbe un grande ammiratore di Gesù Cristo ma non cristiano, Ghandi: “La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma imparare a ballare sotto la pioggia”. Non scoraggiamoci se alle nostre domande non seguono adeguate risposte. Con voi continuiamo a rivendicare un lavoro dignitoso frutto di uno sguardo attento al bene comune.

Quanto sta succedendo in Ucraina stava avvenendo anche nella terra di Maria, Nazareth, piccolo borgo della Palestina occupata dall’imperatore romano. Questo non le ha impedito di intonare il Magnificat: dalla presenza segreta di Gesù che custodiva nella sua carne attingeva visioni per il futuro.

Concludo. Guardare e imitare Maria di Nazareth, nel tempo in cui la violenza sta esplodendo nei vari contesti sociali, in particolare in quello familiare, significa essere capaci di riequilibrare i rapporti tra il maschile e il femminile dell’umanità. Chi ama Maria non può fare discriminazioni tra uomini e donne e nessuno è o può sentirsi padrone della vita dell’altro. Abbiamo un’unica dignità perché tutti siamo figli dell’unico Dio.

Vi affido tutti alla Madonna della Bruna, vi benedico e, come diciamo fra poco, durante la S.Messa: “in alto i nostri cuori”.

Così sia.

 Don Pino