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Carissimi,

dopo questa prima parte della solenne celebrazione della veglia di Pasqua, riflettiamo insieme. L’inconsueto orario (per il secondo anno consecutivo) ci fa considerare in particolare il gesto iniziale: il fuoco che viene acceso e che squarcia il buio della notte.

Di buio ce n’è poco, eppure il fuoco è stato acceso lo stesso. Quel fuoco indica Cristo Gesù luce del mondo. Non abbiamo mai vissuto un tempo così buio della nostra storia. Un buio così fitto che in alcuni momenti rivela tutta la drammaticità della paura che nasconde, del pericolo dietro l’angolo, della speranza che sembra essersi spenta.

Buio che diviene ancora più intenso nell’ascolto del bollettino quotidiano dei contagiati e dei morti, del rintocco delle campane che annunciano la sconfitta della vita, del suono di sirene nel silenzio delle strade spesso deserte, della sofferenza di chi piange un affetto perduto.

Buio che in questa notte viene illuminato dalla luce del Risorto a cui attinge ognuno di noi nel suo cuore, nella sua mente, nelle membra del corpo. Luce che consente di rialzarsi e tornare a credere nella vita perché questa fiamma, come colonna di luce, dalla terra si alzi gloriosa e vittoriosa.

Buio che non fa più paura perché Cristo è lo stesso di ieri, oggi e sempre. Noi apparteniamo a lui e in lui siamo figli dell’unico Padre, abitati dalla forza dell’amore fecondo dello Spirito Santo che genera vita e ci spinge verso l’eternità che il buio della morte non avrà mai il potere di rubarci…